Abstract Webinar 25 agosto 2022
Il Guerriero Gentile
Chi è il facilitatore in Costellazioni Integrali
Introduzione
Questo è l’ultimo della serie di webinar estivi tenuti con lo scopo di far conoscere il metodo delle costellazioni. Alcuni di questi sono stati sintetizzati in due ebook già scaricabili gratuitamente dal nostro sito.
Durante questi incontri cerchiamo sempre di dare una connotazione particolare. In questo specifico webinar dal titolo “La via del guerriero gentile” parleremo in particolare delle qualità umane del facilitatore di costellazioni integrali, mettendo a fuoco l’attenzione sugli elementi fondamentalo che lo caratterizzano.
La via del guerriero gentile
Questo titolo nasce in realtà molto tempo fa, quando ho sentito di dover scrivere 12 punti fondamentali, quelli che chiamiamo Le 12 ispirazioni delle Costellazioni Integrali, che rappresentano l’essenza del nostro modo di costellare e di lavorare con le persone.
Sono solo 12 paragrafi, 12 intuizioni brevi ma intense che riassumono tutta la nostra filosofia rispetto alle costellazioni. In una di queste 12 ispirazioni si fa riferimento alla via del guerriero gentile. (E’ scaricabile gratuitamente a questo link: https://www.altroove.it/product-page/le-12-ispirazioni-la-via-delle-costellazioni-integrali)
Con questa definizione quasi paradossale, intendo esprimere l’inestimabile importanza della qualità dellagentilezza, intesa come una delle virtù più alte che l’essere umano possa conseguire. Nella tradizione buddista, è considerata una delle 4 dimore divine: metta (in lingua pali) spesso tradotto come “gentilezza amorevole”. Le altre tre sono: Muditā che è la qualità di rigioire per la felicità degli altri, karuna che è la compassione ovvero il desiderare la cessazione della sofferenza degli altri e upekkha o equanimità. Tutte e 4 queste qualità sono indispensabile del per il nostro modo di costellare, anche se in questa sede ci riferiamo soprattutto alla prima.
Ma Se da un lato c’è la gentilezza, dall’altro c’è uno stato di presenza abbastanza peculiare. Nel condurre una costellazione è necessario richiamarsi alle qualità del coraggio, dell’equanimità, di una fermezza quieta anche nella tempesta: una centratura che potremmo chiamarela appunto “del guerriero.”
L’importanza delle qualità essenziali
Faccio una piccola premessa. Ai suoi esordi, la nostra scuola si chiamava più semplicemente Scuola di costellazioni integrali” perché è questo che all’inizio pensavamo di voler fare: insegnare le costellazioni in tutte le loro accezioni (familiare, organizzativa, strutturale, archetipica, spirituale). Ovviamente, è quello che facciamo tutt’oggi, ma con un intento leggermente diverso. In questi dodici anni di esperienza sono divenuto sempre più consapevole del fatto che il focus non erano solo le costellazioni come metodo; certo, le costellazioni sono uno strumento straordinario e me ne sentirete parlare con grande entusiasmo perché per me hanno significato tantissimo, come per tante altre persone, ma non è solo questo.
Ciò che è ancora più appassionante e rilevante è notare che attraverso le costellazioni si sviluppano determinate qualità umane essenziali, fondamentali nella vita e nel percorso spirituale di qualsiasi individuo. Mentre impariamo a essere costellatori, dobbiamo necessariamente familiarizzare e potenziare queste qualità umane essenziali, che ci riportano alla nostra essenza: la gentilezza, la compassione, l’equanimità, il non-giudizio, lo sguardo dell’interessenza dei fenomeni, il coraggio. E così abbiamo cambiato anche il nome della scuola che non è più scuola di costellazioni integrali ma “Altroove Scuola per lo sviluppo delle qualità umane essenziali”.
Cosa sono le costellazioni
Per chi non ne sapesse nulla, le costellazioni sono una tecnica rappresentativa, una modalità scenica (ovvero tridimensionale, che usa lo spazio, il movimento, la prossemica) per rappresentare i sistemi familiari e non solo. E’ una metodologia che ha origini antichissime, che richiamano ad alcune modalità adottate nelle tribù africane e nelle culture tradizionali, ma anche al teatro greco, che non era solo spettacolo ma anche cerimonia e rituale collettivo.
Bert Hellinger, che è il padre delle costellazioni familiari, non ha inventato da zero questa metodologia; l’ha riscoperta, l'ha arricchita con delle sue intuizioni acute e di valore inestimabile. Sul sito di Altroove sono disponibili due ebook gratuiti che offrono le nozioni di base sul metodo (https://www.altroove.it/shop) pertanto non approfondiremo in questa sede gli aspetti tecnici e metodologici.
Le qualità del guerriero gentile
Vorrei qui puntare l'attenzione su quelle qualità che si sviluppano attraverso il processo con cui arriviamo alle costellazioni; le costellazioni per essere condotte ci richiedono di rimanere in uno stato di coscienza interiore abbastanza peculiare, simile a uno stato di presenza, simile a una vigile meditazione. Siamo da un lato raccolti in noi stessi, a contatto con il nostro mondo interiore e dall’altro rimaniamo con i sensi spalancati, in relazione con tutto quello che accade, con gli elementi del sistema, con le nostre percezioni e con il campo di forze sottili e invisibili in dialogo.
Nelle costellazioni si parla frequentemente di campo: campo informato, campo cosciente, campo morfogenetico, campo quantico: un campo al quale ci sintonizziamo e dal quale possiamo ricevere informazioni in forma di sensazioni, emozioni e intuizioni, a patto di essere vuoti, interiormente.
Una delle caratteristiche del costellatore è proprio la capacità di rimanere nel vuoto. Quando ci riferiamo al guerriero gentile ci riferiamo anche a questa capacità peculiare: il coraggio di rimanere nel vuoto, il saper stare nello spazio del “non-sapere”, senza arretrare ma anzi, dandosi completamente, offrendosi totalmente al campo senza paura: esponendosi a tutto ciò che è. In numerose altre vie e metodologie di lavoro esiste un protocollo chiaro, dei passi da seguire, che divengono una rassicurazione per l’operatore e anche una zona di comfort. Le costellazioni, al contrario, ci portano al di fuori della nostra area di comfort, in una zona in cui dobbiamo rinunciare al controllo o meglio, all’illusione del controllo.
Le costellazioni ci richiedono di familiarizzare con l’attitudine tipica dell’approccio fenomenologico. Non parliamo sui fenomeni, lasciamo che siano loro a parlare di sé stessi. E’ attraverso questa predisposizione interiore che si accede a quella conoscenza implicita che emerge proprio quando rinunciamo alle nostre rappresentazioni, convinzioni, schemi e punti di vista sulla realtà.
Cadere nell’istante presente
La pratica delle costellazioni ci obbliga a dimorare nell'istante presente, a occuparlo pienamente. Come cadere dentro sé stessi: in quella dimensione impariamo a connetterci al campo cosciente e a sviluppare la facoltà dell’intuizione. L’energia del passo che vuole compiersi è già qui-e-ora e si svela nella presenza a quello che siamo, istante per istante.
Quando ci permettiamo di cadere nell’istante, ci apriamo alla verticalità del tempo: è come se l’istante presente si “spacchettasse” e si aprisse uno spiraglio di infinito.
Trascendiamo in un attimo tutto ciò che ingombra la mente, i pensieri già pensati, le paure, le voci dell’ego, la “performance”, il bisogno di fare bella buona figura… sono tutti pensieri morti. Nel non sapere della verticalità del tempo ci apriamo al pensiero vivente. E’ lì che il tempo si espande, si “spacchetta” e “Kronos” diviene Kairos: nella sequenzialità si apre un varco di simultaneità che rende l’istante generativo. È lo spazio dell’intuizione e del cambiamento profondo.
L’umiltà e il posto sistemico
Ritorniamo all’identikit del guerriero gentile: una ulteriore qualità essenziale è l’umiltà. Normalmente, nel nostro approccio, il cliente si siede nel cerchio, nella sedia vuota che si trova immediatamente alla destra del facilitatore. Nel linguaggio delle costellazioni ciò ha un significato ben preciso: il posto alla destra è riservato a chi ha più peso sistemico, chi viene prima, chi ha diritto di precedenza. Quindi nel far sedere il nostro cliente alla destra gli stiamo comunicando un messaggio molto specifico e molto chiaro: tu vieni prima di me. Io sono solo al tuo servizio. Entro a far parte del tuo sistema rispettosamente e mi colloco all'ultimo posto. E’ una posizione di grande rispetto. Il rispetto per la precedenza o per l’anzianità è una delle tre leggi sistemiche fondamentali, quelle che Hellinger ha chiamato: gli ordini dell'amore. Alla fine, umiltà vuol dire semplicemente saper riconoscere il proprio posto nei confronti del mondo. E nelle costellazioni questo aspetto è fondamentale.
Quando il sistema ritrova la sua armonia, quando all’interno del sistema ognuno trova il proprio posto, tutto il sistema respira, inizia a stare meglio, a gioire, a rivivere, a sentire amore.
Le costellazioni ci svelano delle leggi universali. Ad esempio una di queste leggi è molto chiara: tutte le volte in cui guardiamo con gratitudine e amore quello che appare come un ostacolo (una situazione difficile, un lutto, un dolore o un “problema”, che sia una relazione, di salute, professionale o altro) esso da ostacolo diviene alleato. Ciò che chiamiamo problema (etimologia: pro-ballein, che si pone davanti, molto simile al significato di progetto) è solo una faccia della medaglia. Nel momento in cui cambiamo il modo di percepirlo il problema si trasforma e diventa alleato.
Più in generale, possiamo anche affermare che tutte le volte in cui guardiamo con rispetto e con gratitudine il nostro passato, quest’ultimo benedice tutto quello che verrà dopo. Nelle costellazioni questa dinamica è molto evidente.
Accogliere la sofferenza per trasformarla
Ad aiutare il cliente ad accogliere la sofferenza è il costellatore, e lo fa aiutandolo ad accedere alle proprie risorse, con gradualità, aiutandolo ad affrontare “un grande elefante” un pezzettino per volta, molto rispettosamente, usando quella tecnica specifica che si chiama “titolazione”. Ecco di nuovo l'importanza della gentilezza, completata dall’essenza guerriera che ci permette di rimanere quieti anche nella tempesta, fermi ma rispettosi dei limiti e gentili nel riconoscerli e nel varcarli.
Gentile non vuol dire buonista. Alle volte bisogna essere un po' pungenti, un po’ provocatori, ma l’intento rimane gentile. E’ una gentilezza consapevole e rispettosa dei limiti che ha il cliente nell'accogliere quello che sta vivendo, quello che sta affrontando.
La perfetta imperfezione
Il costellatore è consapevole della sua perfetta imperfezione. Questo concetto per noi è fondamentale. Siamo tutti perfettamente imperfetti. Solo riconoscendolo ci possiamo aprire alla più sincera compassione.
Io amo profondamente quello che faccio, proprio per via della mia perfetta imperfezione. Insegnare è la via migliore per continuare a imparare e a guarirmi, mettendo polvere d’oro a suturare le ferite inevitabili della vita.
Spesso gli studenti hanno timore a iniziare a esprimersi come professionisti e facilitatori di costellazioni, non si sentono mai pronti. Non è vero che per iniziare a lavorare dobbiamo aver risolto tutti i temi della nostra vita: non accadrà mai. Il costellatore non è un santo o un super-eroe: è solo consapevole delle proprie ferite e le guarda con gratitudine e amore, accogliendole e accogliendosi completamente.
Per essere d'aiuto agli altri bisogna essere feriti, bisogna avere la capacità di riconoscere il proprio cuore ferito. Questa è la forza del guerriero. Sostenere la propria ferita infinita dell’essere vivi e, proprio grazie a questo, continuare ad amare ancora di più e meglio.
Questo è il guerriero gentile. Il guerriero - su questo piano - non è quello che vuole combattere, ma è colui che è in grado di stare con la propria sofferenza, con quella dei propri clienti e con quella del mondo intero, senza arretrare di un passo, rimanendo con il cuore aperto.
E’ un movimento contro-istintivo: tendenzialmente, saremmo portati a un movimento di chiusura. Biologicamente siamo programmati così. Tutti gli esseri viventi si ritraggono dalla sofferenza. Eppure non è quella barriera all’amore che risolve le situazioni. Al contrario, è richiesto un movimento opposto, come nel perdono: un trascendimento del limite, un movimento paradossale, che è un movimento di apertura.
Essere il Graal della propria esistenza
Uno dei momenti più importanti della mia vita è stato l’istante in cui ho compreso intuitivamente che la nostra “realizzazione” non sta nell’essere perfetti, né nell’aver risolto tutti i problemi o raggiunto tutti gli obiettivi.
La nostra realizzazione più alta può accadere proprio ora, proprio qui: mentre scrivo queste parole e mentre tu le leggi. Si può compiere in un istante, attraverso un movimento verso sé stessi: nel divenire un grande abbraccio per sé stessi e per tutto ciò che siamo, luci e ombre. Quando possiamo essere l'abbraccio più compassionevole e amorevole per la nostra perfetta imperfezione, per la vulnerabilità, e per quelle parti giudicate e rinnegate… ecco che accade la magia: diventi una grande, bellissima coppa, come il calice di un fiore che si apre verso l’alto e contiene tutto ciò che sei. Diventi il Sacro Graal della tua vita. Non è assurda la vita: è solo misteriosa.
Quando riesci a fare questo movimento che dal cuore si apre verso l’alto come il calice di un fiore e puoi essere l'abbraccio verso tutto ciò che sei, in quel momento il tuo stato di coscienza fa un click: è come se perdessi l’identificazione con la tua storia, con l’io-pensiero, con la mente che mente e le sue distrazioni. Accade una trasformazione alchemica: non sei più il contenuto, sei il contenitore. Non più la nuvola, ma il cielo. Diventi una benedizione - la più grande- per te stesso/a.
Come già accennato, questa capacità di essere gentili e amorevoli con noi stessi non è buonismo; è una modalità evolutiva, è l'unico modo per evolvere che abbiamo. E’ essere inclusivi nella nostra consapevolezza. Non escludere niente che vuol dire abbracciarci nella nostra perfetta interezza, nella nostra tuttità. Questo significa trovare la via per poter riconoscere e abbracciare quella degli altri. Significa poter dire all’altro le parole magiche: ti vedo, puoi essere proprio come sei, nella tua ricerca hai la mia lealtà.
Ritornando al concetto del guerriero gentile, aggiungerei che è quella via che include amore e potere insieme, questi due elementi che sono entrambi fondamentali per una vita soddisfacente. L'amore senza potere è vuoto e per potere intendo il potere di agire, di essere generativi, di esprimere la propria voce nel mondo. E il potere senza amore è pericoloso.
Il Guerriero gentile mantiene l’allineamento di questi tre centri:
• Terzo occhio, per avere una mente lucida e occhi vivi e trasparenti con cui vedere il mondo e cogliere l’interessenza di ogni fenomeno.
• Cuore aperto per sentire dentro di sé il mondo e gli altri come espressioni del grande Sé di cui tutti siamo parte, l’Olos.
• Potere personale, per esprimere la propria capacità di dire sì quando è sì e no quando è no, di agire e di essere il cambiamento che vuole vedere nel mondo.
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